VAI E VIVRAI

VaiVivraiUn film di Radu Mihaileanu.
Con Yaël Abecassis, Roschdy Zem, Moshe Agazal, Sirak M. Sabahat, Moshe Abeba 

Drammatico, durata 153 min.

Vai e vivrai è un film difficile da raccontare, per me è difficile anche il parlarne.Ogni sequenza, ogni scena sono dense di significati, storia ed emozioni in un intreccio potentissimo. La vita di Schlomo attraversa la vita di una comunità, i falasha (ebrei di origine etiope), di un popolo, il popolo ebraico e di due nazioni, Israele e l’Etiopia. Il privato di Schlomo racconta la necessità diandare via. “Vai, vivi e diventa. E non tornare mai” è l’ordine di una madre in Etiopia, è la necessità di quanti vivonola guerra e la miseria, il dramma quotidiano ed attuale dei rifugiati in qualsiasi parte del mondo. Racconta anche la difficoltà di essere nero tra i bianchi, di essere non ebreo tra gli ebrei, di essere adottato tra i non adottati, di essere bambino solo tra gli adulti. La difficoltà di “entrare a far parte”, di “trovare una casa”, di “appartenere saldamente a qualcuno o qualcosa”.

Racconta però soprattutto il potere della vita, intesa come impulso vitale insopprimibile, come amore in senso non romantico. Schlomo è un bambino che non cede, che non si fa spezzare dal dolore, dall’assenza, dall’estraneità, che trova modi creativi per essere vicino ad una madre lontana come la luna, che scopre maniere per non tradire se stesso, anche mentendo. Un bambino che impara ad amare una madre adottiva che dall’inizio alla fine sa attenderlo ed essergli accanto, una madre forte nel non negargli la verità dei propri sentimenti (passione e paura al tempo stesso), che combatte per lui quando la scuola (la società) lo rifiuta come diverso e che accetta di tirarsi indietro quando capisce che lui deve imparare a farsi rispettare anche da sé. Schlomo trova nei nonni (uno adottivo israeliano ed uno elettivo falasha) le vie per pacificarsi col mondo e le sue esigenze, costruisce le sue appartenenze restando fedele a se stesso ed alla sua essenza etiope pur immergendosi nell’ebraicità sino in fondo, affrontando il “razzismo” di petto.