Per riflettere… le parole del Presidente uscente Paolo Carassai in occasione dell’Assemblea dei Soci per il rinnovo del Consiglio Direttivo

RIFLESSIONE SUL VOLTO ADULTO DELLA GOCCIA

La maturità potremmo dire è il momento nel quale le premesse, i presupposti, trovano compimento; e mai come in questo momento la Goccia ha espresso in pienezza i propri CARISMI… nelle 13 accoglienze, ( con le comunità massimo 8) nella adesione consapevole dei soci, nel lavoro di sensibilizzazione e formazione nelle scuole; nella valenza politica regionale, penso al lavoro nella consulta per la famiglia ed al tavolo affidi; penso all’AGORA’ di Macerata e Potenza Picena; penso al consiglio ed al grado di maturità che questo esprime….

Poi penso al grado di consapevolezza di quanto appena espresso e passo in rassegna i volti della nostra associazione e dico che non ci percepiamo per quello che siamo, (dopo se anche il mondo esterno non ci percepisce per quello che siamo onestamente mi interessa meno…)  Ma il fatto che mai ci siamo fermati a guardarci dentro, a scrutare il peso ed il valore di quello che siamo, credo che almeno in questa occasione ci meritiamo un approfondimento.

Certo lo straordinario colpisce sempre molto e soprattutto colpisce a tutti … vi ricordate quando uscì l’ABS sulle macchine di grande cilindrata? Un sistema di sicurezza efficace destinato a pochi privilegiati e tutti lo sognavamo …. Oggi è di serie praticamente su tutte le macchine ed è normale e scontato pensare di averlo.

Cioè lo straordinario di serie come l’esperienza di affido di una famiglia rischia di essere considerato normale… ma normale non è!

Allora permettetemi due parole su atteggiamenti, stati d’animo, riflessioni che ci caratterizzano che possono sembrarci normali ma che normali non sono.

Non è normale, pensarci realtà accogliente in un contesto sociale che rischia di implodere che tira i remi in barca che si sta isolando pensando di “salvare il salvabile” in questa maniera …. E noi che al contrario riteniamo che essere accoglienti, significa esprimere un valore identitario, che definisce la propria matrice antropologica che se vissuto come associazione diventa valenza sociale e dinamica culturale … permettetemi di dire che non è normale!

Non è normale parlare di linguaggio inclusivo dove l’altro è parte di me e non una identità astratta, una entità altra da me; ma è parte di me in quanto appartenente alla mia umanità è ossa delle mie ossa è carne della mia carne in quella liturgia che ci vede tutti parte di un unico Mistero che è la vita!

Non è normale operare per la vita … si dice nel migliore dei casi che la vita è dono ed in quanto tale va accolta (come se fossimo spettatori di un evento seppur positivo ma in sé passivo) no! Per la goccia promuovere la vita significa sul piano umano, sociale, culturale ed ecclesiale, sentirci compartecipi dell’opera creatrice di Dio quindi non solo eredi ma testimoni di un dono da custodire e tramandare a chi ci seguirà dopo.

Ancora non è normale” Esserci” offrire non ad un territorio qualsiasi, ma alla nostra terra natia. Ai servizi di questa città che ci ospita, a questa chiesa locale che ci accoglie e che a Collevario ha voglia e piacere di guardare oltre, una presenza discreta, tipica di una paternità e maternità non ostentata che non ha bisogno di allori o di riconoscimenti, ma consapevole della propria identità si mette a disposizione … a disposizione del bisogno. Come con i figli, quando serve si è presenti! Questo nostro esserci fa la differenza…. chi ostenta la propria presenza è destinato alla cronaca (avete presente quanti parlano di accoglienza sui giornali?) e chi continua ad usare il proprio aratro senza voltarsi indietro generando un solco sempre più profondo tra il parlare ed il vivere l’accoglienza. È il solco della storia. È il solco della testimonianza di Paolo VI “Siate testimoni e non maestri”

È il solco spartiacque tra la denuncia a volte necessaria quando supera la sterile protesta e la proposta che diventa legge e/o buone prassi e/o regolamento di sistema.

È il solco spartiacque del selfie per una pubblicazione su Instagram ed i contenuti di un convegno o di una pubblicazione a tema.

È il solco spartiacque tra un modello identitario autoreferenziale (io ho sempre pensato la goccia come una realtà di riferimento non come un gruppo a cui appartenere) ed un modello di rete sociale da costruire insieme senza mai sentirsi portatori di verità assolute…

Vorrei ancora dire che non è normale e per fare questa affermazione passo in rassegna tutti i volti che compongono oggi la nostra associazione, seguire dietro le quinte le nostre esperienze di accoglienza, magari intervenire indirettamente senza necessariamente figurare curandoci solo del “bene primario del minore” – direbbe la normativa-.

È questa loquacità silente e questo lavoro senza fragori che rappresentano la nostra maturità associativa, a fare la differenza…e questo non è normale…

Ho sentito: …. ma la goccia non c’è più visto che le comunità sono chiuse … mi è venuto spontaneo associare questa richiesta di visibilità alle tentazioni di Gesù nel deserto, ricordate… (le pietre in pane… saltare dal tetto del tempio… in cima al monte tutto questo sarà tuo …) vorrei risponder con la nostra consapevolezza silente che senza proclami senza manifesti appesi continua come per una sorgente a far sgorgare acqua a prescindere dal fatto che a valle ci sia una cascata delle Marmore più o meno visibile e/o fragorosa. Grazie goccia perché in questi anni mi sei stata maestra proprio in questo…

Tutto quanto ho provato ad esprimere fino ad ora potrebbero sembrare parole autocelebrative, incensanti in una parola fine a se stesse, no!!!

Sono il presupposto necessario intanto per una consapevolezza vigile, per una lettura della storia pensata, rigorosa, positiva, per essere sentinelle che non si addormentano al buio della notte ma sanno cogliere anche soltanto da una fiammella accesa la luce necessaria per comprendere la valenza e la grandezza del tempio che la contiene.

Soprattutto è il presupposto per un serio discernimento sapienziale che sa cogliere il senso ed il significato dei fenomeni e degli avvenimenti in continuo mutamento per me, per il mio contesto in un quadro di insieme e di prospettiva …. Per questo il tema dell’anno, fortemente sfidante, impegnativo per questo interessante per la nostra goccia che non si accontenta del “GIA’” ma si protende per “il non ancora”.

PRENDERSI CURA DELLA VITA PER CUSTODIRE IL FUTURO.

Quello che potrebbe sembrare un punto di arrivo “fare bene il bene” per noi è semplicemente il punto di partenza. Il bene dell’altro mi appartiene nella misura in cui diventa anche il “mio bene”. Non è una questione di solidarietà di apertura, di capacità ad essere ospitali, no! È senso, è significato da dare alla propria vita, è il non volersi accontentare di attimi di piacere di frammenti di positività per investire il proprio tempo, quel tempo che mi è dato per una beatitudine interiore … la vita non è una foto da incorniciare un flash da ricordare, è un continuo evolversi di eventi è una rivelazione continua è un LOGOS ma è anche contemporaneamente Kairos, luogo di salvezza.

Questo a mio avviso è n passaggio importante qui si gioca la nostra storia in questa cura del tempo che ci è dato, in uno spazio che ci è affidato … questa per me è la vita: quando gli ideali incontrano i bisogni in quell’abbraccio dove anche la fede si inchina per lasciare spazio alla CARITA’, avviene il Miracolo. Si è proprio così a mio avviso, il Miracolo in quel “PER” del tema annuale, li è racchiusa tutta la valenza dell’oltre noi (a cui spesso abbiamo fatto riferimento) del quell’adozione si è perfezionata (nonostante tutto) del quell’affido ha visto la luce (nonostante quella mamma o quel papà)

Ma vorrei precisare che in quel “PER” è racchiusa anche quella esperienza di “FALLIMENTO” che ci ha provati, sfidati, sollecitati e che non si è chiusa come avremmo voluto … ma che come uno scrigno conserva ancora quel seme di amore di gratuità che chissà magari un giorno lontano da noi fecondato dal tepore di un sole a noi sconosciuto vedrà la luce.

In questo essere custodi rispettosi attenti soprattutto fiduciosi, si gioca la nostra capacità di generare futuro.

Per ora coltiviamo solo una consapevolezza che l’opera creatrice del nostro Dio non prescinde mai dalle nostre mani, dai nostri piedi dal nostro pensiero e quindi sta a noi sentici compartecipi della capacità di generare futuro. Il futuro è giù qui contenuto dal sorriso dei nostri volti….

CARA GOCCIA…

Ti scrivo perché è necessario a volte trovare il tempo per guardare avanti, per guardare indietro ma anche per guardarsi dentro e perché no, magari anche per dirsi che ci si vuole bene.

Sei nata come segno di accoglienza della nostra diocesi nell’anno santo e ti ho vista fare di tutto per mantenere fedeltà all’invito della bolla di indizione “con lo sguardo fisso nel Mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio”.

Su due intuizioni sei cresciuta; la centralità della formazione nel percorso di apertura e di accoglienza dell’altro. Hai sempre mantenuto aperto senza mai fregiarti della “Verità” il dialogo tra la tua “anima credente e la tua anima non credente” e ti ho vista batterti fino in fondo per la creazione di ponti tra mondi e culture diverse, e forse anche per questo è nato il protocollo operativo tra Te e Mondo Minore, Ecco Tuo Figlio, e Famiglie Per l’Accoglienza; forse per questo sei riuscita a dire la tua sulle politiche familiari  nel tavolo affidi come nella consulta per la famiglia regionale o forse sempre per questo sei riuscita a generare un punto AIBI nel territorio maceratese.

 Ti ringrazio perché hai fatto del brano della lettera agli ebrei il paradigma della tua essenza associativa “non dimenticate l’ospitalità alcuni praticandola hanno accolto degli angeli senza saperlo” fotografando di fatto la storia della nostra famiglia che prendeva forma. Ti ho vista “chiamarci per nome” (Isaia) a me e Flavia quando in avvio di comunità ci siamo sentiti “soli” e non ti ringrazieremo mai abbastanza per come sei riuscita a tollerare le mie fughe in avanti, gli strappi o le criticità che pure non ci sono mancate e ci sei stata “custode” fino in fondo.

È stato meraviglioso osservarti mentre cercavi di sostenere, formare, accompagnare le famiglie quelle che tu hai sempre considerato “tabernacolo dell’amore di Dio nel mondo”, come queste trasformavano piano piano il tuo volto, modellando ad immagine dei loro bisogni ora in consiglio cooptando due di esse all’interno, poi la struttura formativa fino ad arrivare ad una equipe stabile di riferimento. Non ho mai capito a quale santo ti sei appellata, forse ad un pool di questi per avere competenze giuste al momento giusto all’interno, e non penso solo al lavoro sulle scuole penso alla collaborazione nella realizzazione del testo universitario e tante altre sfide per ogni singolo ragazzo accolto….

Ti ho osservata mentre parlavi di “fecondità sponsale” che non è una fecondità biologica… e mentre tu parlavi io mi accorgevo dei benefici del tuo lavoro osservando l’espressione del tuo volto che da piglio adolescenziale trovava la necessaria serenità per scoprire la profondità della valenza antropologica del vivere esperienze di accoglienza.

Grazie di questa luce riflessa che mi hai donato, non avrei mai sognato una fecondità biologica di 23 figli, né la possibilità di accogliere 13 ragazzi come in questo momento, né di osservare da un angolo ed accorgermi che sei bella di tuo e non hai più bisogno di prendere a prestito il volto di qualcuno per mostrarti, ma camminando da sola sei espressione del volto plurale di ogni tuo componente.

Ti ho pensata come ponte tra diverse appartenenze sociali, ti ho vista come luogo intermedio di senso tra gruppi, associazioni del terzo settore, fino a stupirmi con il tuo concepirti LABORATORIO culturale dove la filosofia si sposa con la storia in un continuo mutamento che fa dei nostri riferimenti “mantenere lo sguardo fisso sul mistero dell’incarnazione” il presupposto per guardare “OLTRE”.

Grazie per l’Agorà ed il Centro servizi che per noi per dirla con Papa Francesco sono “Piazza ed ospedale da campo”; non so se sei riuscita a realizzare un nuovo “Umanesimo” ma verso di questo ti sei protesa.

Capisco che hai aperta la sfida del Centro Studi da rimodulare come pensatoio sempre attivo per ricercare in ogni istante la chiarezza delle prospettive dove orientare il nostro cammino e collocare i nostri “Perché” nella profondità dei significati da dare a chi non si accontenta di “guardare la propria vita da un balcone” (Papa Francesco).

Vorrei in conclusione abbracciarti felice perché consapevole del fatto che si sta aprendo per l’alba del nuovo giorno un “Oltre” che necessita di nuova vitalità, di linfa da rimettere in circolo, per la quale ringrazio il buon Dio dei nuovi volti che sapranno al meglio incarnarla a partire da Valeria.

A me non resta che ringraziare l’UMUS sul quale il tuo oggi si radica per guardare avanti che è la nostra storia ma soprattutto la nostra esperienza, le nostre Gocce di Vita, i nostri volti che fino ad ora hanno camminato al mio fianco (Ringrazio il consiglio per ringraziare tutti voi perché non c’è una goccia più importante o meno importante dell’altra…)

Vorrei saluto con una preghiera cara Goccia:

Ora che sei adulta, che ti sei liberata dai limiti adolescenziali, sii autentica, sempre e fino in fondo, magari arrabbiati come per Mosè con il tuo Dio ma chiedigli sempre di mostrarti il suo volto.

Coltiva sempre la certezza della “Sua” presenza nel volto dei figli che incontrerai.

Gioca con “LUI” attraverso i fratelli che ti capiterà di affiancare magari quelli che il Mondo ha deciso di mettere in “panchina”, saranno proprio loro a farti divertire di più.

Il futuro molti lo leggeranno sui giornali io non ho dubbi tu contribuirai a scriverlo perché sei consapevole che non bastano le buone idee o le idee giuste occorrono le figure capaci di incarnarle e questo la storia te lo ha insegnato e per questo ringrazio Dio, per i volti che ti rappresentano.

Nella preghiera “Pensalo” e “Parlagli” sempre nel silenzio delle tue scelte di CARITA’ … Che sia la luce ad illuminare il tuo volto ed il fuoco a riscaldare il tuo cuore, per quanto mi riguarda non avrò bisogno di essere il tuo “Presidente” per sentirti, mi è bastato vederti spiccare il volo per capire che ti amerò sempre dal profondo del cuore.