Ospitalità per le famiglie in difficoltà – La Goccia inaugura la nuova casa

Non è stata una semplice inaugurazione quella che si è tenuta ieri 16 novembre presso la sede dell’Associazione La Goccia Onlus in Via Pirandello 29/A a Macerata, bensì un momento in cui si è riaffermata l’esigenza di un nuovo patto tra pubblico e privato sociale a maggior ragione in un tempo così difficile per il nostro territorio.

Alle ore 18 il Consiglio Direttivo, i soci e tanti simpatizzanti dell’Associazione si sono incontrati e confrontati con gli Assessori regionali Bravi e Sciapichetti, presenti il vescovo Marconi, il Sindaco Carancini, il consigliere regionale Marconi, gli Assessori comunali Ricotta, Monteverde e Marcolini, il Dirigente dei Servizi Sociali Puliti. Invitati anche i referenti delle maggiori associazioni del territorio con cui LA GOCCIA è in rete (Ass.ne Anfass, Coop. Meridiana, Com. Prov.le ACLI, Ass.ne Con Nicola oltre il deserto dell’indifferenza). Obiettivo quanto mai attuale: ristabilire l’assoluta centralità della famiglia.

Andrea Marinozzi, V. presidente dell’Associazione e Presidente della Consulta regionale per la famiglia, ha introdotto il tema dell’incontro sottolineando come, in una situazione così drammatica come quella che stiamo vivendo, dobbiamo fare attenzione ad una nuova e più grande minaccia rispetto ai singoli bisogni ed ai disagi delle famiglie che siamo abituati a fronteggiare.

L’indifferenza dei più: quando cioè si tira dritto o ci si volta dall’altra parte o peggio ancora si resta a guardare, indifferenti, perché sono in pericolo la cultura l’educazione e la civiltà. Il Presidente della Goccia Paolo Carassai è entrato nel cuore dell’incontro definendo “alleanza” quella che deve essere sancita tra pubblico e privato sociale: una convergenza sulla famiglia che prima di tutto deve essere culturale, politica e sociale e non da ultimo ecclesiale. Qualcosa già è stato fatto grazie alla Consulta Regionale per la Famiglia che, da mero organo consultivo, è divenuta organo propositivo e rappresentativo delle più importanti realtà associative del territorio marchigiano, punto di sintesi efficace tra i bisogni e gli strumenti messi in campo per evitare dispersioni di risorse e lungaggini burocratiche. Molte le azioni su cui si deve lavorare: sostenere e consolidare le iniziative di quei Centri Famiglia che stanno garantendo qualità e continuità dei servizi offerti alle famiglie in concorso con gli enti locali; definire e condividere i percorsi tecnici nell’ambito dell’avviato Tavolo Regionale Affido e recepire le linee guida nazionali; approvare il protocollo Operativo Coordinato sulle adozioni perché l’attesa non diventi esasperazione per la famiglia e perché l’adozione non sia solo per le famiglie più abbienti; avviare nei consultori familiari metodologie di collaborazione tra il pubblico ed il privato sociale. Mario Sperandini, Fabio Corradini e Giuseppe Spernanzoni hanno messo in risalto l’esigenza che l’ascolto del territorio non sia discontinuo e finalizzato ad altri scopi e che il risultato della collaborazione sia una rete di sostegno e di servizi, integrata, inclusiva e non solo assistenziale, rivolta cioè al rispetto della dignità della persona. L’attenzione alla coppia, al ruolo educativo dei figli, al sostegno al reddito, alla relazione sociale al rapporto con il mondo della scuola sono alcune delle iniziative per trasformare nel concreto lo slogan sulla centralità della famiglia. Luca Marconi ha ricordato l’importanza dell’alleanza grazie alla quale le piccole esperienze diventano patrimonio comune e trovano nella politica e nell’ amministrazione progetti che si realizzano (nuova consulta regionale per la famiglia, scuole per genitori, immigrati, centri famiglia, nuovi coser, nidi domiciliari, minori fuori famiglia accolti alle comunità/famiglie).  Ci dobbiamo però interrogare sul se e come questa potrà durare in un contesto sociale molto dilaniato e con sempre minore disponibilità di risorse per le pubbliche amministrazioni.  L’alleanza può ripartire da una idealità condivisa, con sincero dialogo liberandoci da tutte quelle torture ideologiche fondate sull’evidenza del gruppo e non della persona e della comunità. Mons. NAZZARENO MARCONI invita a superare i due estremi entro i quali si vorrebbe concepire la dimensione sociale: l’individuo e la massa. Bisogna ritornare alla persona e alla comunità con tutti i corpi intermedi che essa sviluppa (recuperare l’identità del villaggio). Il sociale è la vera dimensione dell’essere umano, l’individuo è proprio la misura “diabolica” della divisione, della parcellizzazione, della riduzione dell’uomo, del confine della solitudine relazionale e quindi dell’isolamento sociale. Occorre inoltre recuperare il senso dell’investimento nel sociale in relazione al tempo. Ad esempio inserire in contesto lavorativo un disabile, ha un costo immediato elevato ma che alla lunga genera un beneficio per la persona e minori costi socio-assistenziali per il pubblico. Il Sindaco Carancini ricorda che fare rete è la cosa più ovvia e naturale. Ma occorre la pazienza di ascoltarsi, la forza di comprendersi nelle rispettive difficoltà e soprattutto la capacità di individuare soluzioni comuni per perseguire a tutti i costi la propria. Questo è il metodo attraverso il quale si può ricostruire un tessuto sociale che ancor prima del terremoto è già stato lesionato da cattive prassi e pessime idee. Macerata è già stata punto di riferimento di progetti che hanno offerto soluzioni importanti e durature nel tempo ad una pluralità di bisogni sociali.

L’Assessore regionale Loretta Bravi ritiene quella di oggi una preziosa occasione che intende quindi cogliere con la massima trasparenza perché c’è bisogno di recuperare una relazione ed una collaborazione che richiede l’abbandono di vecchie logiche ad esempio basate sui singoli progetti. Oggi si ragiona per bandi con un approccio cioè che necessità di una visione ampia e trasversale nell’osservare i bisogni. Ma non siamo preparati e lo dimostra il fatto che spesso non riusciamo ad accedere. Attraverso le mie deleghe verifico ogni giorno l’urgenza di togliere quell’isolante che frappone la famiglia a tutto ciò che gli sta intorno e che dovrebbe sostenerla. L’inadeguatezza della formazione verso il modo del lavoro come della relazione scuola-famiglia o come l’insensibilità del mondo del lavoro verso alcune categorie protette e verso la tutela del reddito dei lavoratori. E’ impensabile percepire il valore della solidarietà solo quando c’è di mezzo ad esempio la malattia o come per noi oggi il terremoto. E’ il tema dell’indifferenza di cui si è detto in apertura.  Ciascuno da solo non va da nessuna parte.

L’assessore regionale Angelo Schiapichetti avverte che nel dramma del terremoto dobbiamo pensare a ricostruire le persone e le famiglie e non solo le case, se vogliamo che i nostri territori tornino ad esprimere quel valore culturale e sociale che li identificano e che ne fanno motivo di apprezzamento diversi progetti di cui si parlava sono nati proprio da questa luogo, in questa stanza ed oggi quindi si rinnova questa esigenza e questa capacità.

Obiettivo condiviso in conclusione è rivedersi per mantenere attivo il confronto e per riaffermare con forza e nella pratica che la famiglia non deve essere intesa solo come “generatore di bisogni” ma anche come soggetto attivo che può concorre a risolverli.

Al termine, dopo un breve momento di meditazione, il Vescovo ha impartito la benedizione e successivamente i presenti hanno potuto visitare gli uffici ed anche gli spazi comuni e gli alloggi, in cui in questo tempo a causa del terremoto vengono ospitate in accordo con i servizi sociali, persone o famiglie della città e di altri comuni dell’entroterra.