“ERODE” E’ TORNATO

lagocciaLeggo con sconcerto quanto riportato dall’Espresso di questa settimana a firma di Fabrizio Gatti in merito alle note vicende del Congo, “Congo, Italiani ladri di bambini”.

Conoscendo da molti anni AIBI ed il suo presidente Marco Griffini, (da qualche anno come Ass: LA GOCCIA ONLUS collaboriamo ufficialmente con loro ) avendo verificato il loro modo di operare, i protocolli e le modalità di gestione delle adozioni, vorrei non soffermarmi ad esprimere un giudizio – seppur legittimo- sul rigore morale e la valenza etica dell’agire di AIBI e di chi la rappresenta, per questo basterà che la ex presidente CAI risponda alle 10 domande presentate ufficialmente da AIBI a seguito dell’articolo per fugare ogni dubbio; a me interessa altro. Mi interessa molto di più capire come mai in un momento di crisi delle adozioni internazionali in virtù di un interesse ormai non più sotto traccia, di accentrare la gestione delle adozioni sotto una unica struttura pubblica, si cerchi in tutti i modi di delegittimare e/o screditare un operato storicamente significativo nei numeri come nella qualità quale è quello di AIBI.

Perché tornare a porre un discrimine tra pubblico e privato sociale, tornando a medievali diatribe nel tentativo di delegittimare ruoli che solo nella fattiva collaborazione sinergica possono affermarsi reciprocamente per la valenza istituzionale che esprimono? Mi chiedo cosa ci sia veramente dietro questo arroccamento di potere, che non consente ad enti come AIBI e non solo, di prendere il largo sulle strade della vita, consentendo di generare ponti tra il “mondo” dei figli a cui è stato negato il futuro, rispetto al “mondo” della genitorialità inespressa di chi adotta.

Se è vero che il diritto alla vita con tutto quello che ne consegue è un principio assoluto, è altrettanto vero che la sua affermazione di fatto passa anche attraverso i numeri dei bambini sottratti alle strade del mondo ed all’oltraggio della storia.

Invitiamo la dottoressa Silvia della Monaca a rispondere quanto prima alle 10 domande di AIBI per fare chiarezza una volta per tutte su questa incresciosa vicenda.

Chiediamo al governo di ripensare un percorso di apertura al mondo delle adozioni internazionali che si serva di CAI per andare oltre CAI, volto non ad aumentare gli enti accreditati, ma ad elevare gli standard qualitativi delle adozioni collaborando solo con gli enti che riescono nei fatti – mediante processi verificabili- a promuovere le buone prassi adottive snellendo di fatto i processi.

Riteniamo che l’articolo pubblicato dall’Espresso aldilà delle questioni di merito che dovranno essere accertate nelle sedi competenti, debba segnare il superamento di una empasse rimettendo a tema il diritto di avere una famiglia da parte di “figli” che non ne hanno mai avuta una, rispetto ad una guerra di ruoli tra enti preposti ad assumersi la responsabilità del futuro di questi figli.

A questo appello noi prestiamo tutto il nostro interesse, sul resto preferiamo stendere un velo pietoso, mentre restiamo in attesa di conoscere al più presto le strade che la Boschi intenderà percorrere.

Macerata li 10-07-2016            

                                                                                                                                     Paolo Carassai

Presidente della Associazione “ LA GOCCIA ONLUS”