SOPRAVVIVERE CON I LUPI

SopravvivereCoiLupiUn film di Vera Belmont.
Con Mathilde Goffart, Yaël Abecassis, Guy Bedos, Michèle Bernier, Benno Fürmann

Drammatico, durata 118 min.

Francia 2007

Misha è una bambina ebrea costretta a nascondersi coi genitori nel Belgio occupato dai nazisti. Rimasta sola, in seguito ad un rastrellamento della Gestapo, viene accolta come sguattera e in cambio di denaro da una famiglia della provincia di Bruxelles. La paura di essere denunciata alla polizia e il desiderio di ritrovare i suoi genitori, deportati nell’est d’Europa, la spingeranno ad affrontare un interminabile viaggio in compagnia di una bambola e di un branco di lupi.
Non è facile portare sullo schermo il dramma di una bambina vittima della guerra e della persecuzione razziale. Forse è per questo che la regista francese Vera Belmont ha preferito concentrarsi maggiormente sulla descrizione del carattere della piccola protagonista piuttosto che sulla tragedia storica in se stessa. Trasposizione del romanzo “romanzato” di Misha Defonseca, che ha combinato finzione, ricordi e verità storica, Sopravvivere coi lupi è dichiaratamente una favola dove ognuno ha un proprio e preciso ruolo. I nazisti appartengono a un mondo differente, in cui la grazia e la bontà che contraddistinguono la famiglia di Misha sono bandite e non riescono a trovare una corrispondenza. Anche gli ambienti e la musica, che abbandona le sonorità ebraiche per i sottofondi più drammaticamente cinematografici di Émilie Simon, concorrono ad evidenziare la radicale differenziazione tra i due universi, quello del Bene (Misha e i lupi della foresta) e quello del Male (i lupi nazisti), e a rafforzare la struttura favolistica del film.

Nella vita piena di amore di Misha cala puntualmente la notte, interrompendo per sempre la serenità del suo svolgimento. Successivamente alla cattura dei genitori e all’intervallo bucolico nella fattoria del buon e gentile Ernest, l’elemento favolistico ha il sopravvento sulla realtà effettiva. A questo punto la narrazione si fa eccessivamente emozionale, strumentalizzando il coinvolgimento dello spettatore, concedendosi concessioni “spettacolari”, usando consapevolmente stereotipi e convenzioni tipicamente cinematografiche e dando prova di un didascalico modo di confrontarsi con la Shoah. A partire dal titolo e da quel ‘lupo’, raffigurato (già) nelle favole antiche come simbolo della voracità, della forza avida e della prepotenza contro l’innocente indifeso.
Ispirato a una storia “vera”, come precisa il titolo di testa, Sopravvivere coi lupi illustra l’articolazione del reale (la Shoah) e dell’immaginario (il viaggio attraverso la foresta). Prossima al Selvaggio dell’Aveyron, consacrato da Truffaut (Il ragazzo selvaggio), Misha finisce per rifugiarsi nel bosco, muovendosi a quattro zampe, arrampicandosi sugli alberi, rotolandosi sulle foglie, fuggendo di fronte al mostro umano. Più sola di Mowgli nel Libro della giungla, la protagonista, privata dei genitori, perde la percezione di sé e degli altri. Il suo recupero civile, il passaggio dallo stato di natura a quello di cultura, avverrà attraverso un eccesso di sentimento e l’acquisizione di un padre adottivo.
Nonostante le migliori intenzioni il film della Belmont resta sospeso tra la realtà storica e la favola, senza il coraggio di affondare e risucchiare lo spettatore nella tana del Bianconiglio con ‘Alice’, dentro un mondo parallelo in cui completare un percorso autentico e catartico di rinascita. Una favola grigia che si sognava nera per tenere lontani i bambini dall’orrore, difendendo il loro diritto innegabile a essere felici.